Caratteristiche dell'acqua
Utilità
Breve cenno sulla composizione dell'acqua
L’ acqua è il composto chimico più abbondante sulla crosta terrestre. E’ un liquido trasparente inodore e insapore ed è l’unico composto che possiamo trovare in natura nei tre stati di aggregazione: solido (ghiaccio, neve e brina), liquido (mari, fiumi, laghi, sorgenti, pioggia), aeriforme (vapor acqueo).
Gli oceani contengono il 97% di tutta l’acqua presente sul globo, cioè circa 1.350.000.000 di km3. Si stima che la quantità
di acqua dolce sia circa 37.300.000 km3 di cui il 76% fa parte dei ghiacci polari e dei ghiacciai.
L’acqua ha una formula chimica molto semplice: H2O, dove H sta per idrogeno e O per ossigeno.
Acqua, valore inestimabile
Per introdurre il breve cenno alla materia prima da trattare dobbiamo ben comprendere l’importanza del corretto uso
della risorsa acqua sul nostro pianeta e potremmo partire dalla semplicissima considerazione che l’acqua non è una fonte
rinnovabile, ovvero noi oggi ci stiamo dissetando con la stessa acqua con cui si dissetavano i nostri antenati, che grazie al
ciclo del vapore si è rimessa in circolo innumerevoli volte.
E’ sotto agli occhi di tutti l’inarrestabile degrado dell’acqua distribuita al consumatore Italiano, primo effetto di uno sviluppo tecnologico mal concepito, mal digerito e assolutamente incurante del futuro prossimo. Nel nostro paese il crescente livello dell’inquinamento presente nelle acque destinate al consumo umano è aggravato anche da una rete distributiva fatiscente con sprechi del 40%, che in alcuni casi comprende parti della stessa risalenti all’epoca romana e in altri soluzioni tecnologiche risalenti all’epoca borbonica, abbinando progressivamente parti di tubazioni composte da materiali che vanno dal tubo in piombo alle condotte in fibra-amianto ed il famigerato pvc tossico. A ciò si aggiunga L' "acqua potabile per decreto”, ritenuta a norma per il solo fatto che i livelli di inquinamento consentiti sono stati alzati, in contrasto con le prescrizioni della Comunità Europea che multa lo Stato Italiano con una salata sanzione annuale. D’altra parte a causa delle difficoltà di rientrare nei valori CMA (concentrazione massima ammessa) prescritti dal D.L. 31 del 2001, ad oggi nella maggior parte viene erogata acqua con delibere su misura o in "deroga", tipico esempio è l'arsenico (clicca sul seguente link per maggiori informazioni arsenico.pdf), tollerato a 50umg sino all’anno scorso e oggi abbassato drasticamente a 20umg contro un valore massimo ammesso di 10 umg dall’OMS. La deroga si basa sull’osservazione che la CMA è stabilita sulla base che una persona di peso 70kg che viva per 70 anni assumendo 2 lt di acqua al giorno non accumulerà nel corpo una concentrazione di quel certo inquinante pericoloso, perciò per periodi circoscritti si può richiedere ed ottenere l’autorizzazione ad erogare acqua in deroga.
Resta un solo piccolo problema da risolvere: l’organismo umano non è informato di questi decreti e di queste deroghe. Per lui l’acqua distribuita quando contiene inquinanti è e rimane nociva. A titolo di esempio, per decreto in Italia si è elevato il limite di accettabilità per il contenuto di nitrati nelle acque ad uso potabile a 50ppm (mg/lt) ma in realtà ciò se è ragionevole per un adulto in buona salute, la scienza medica universalmente stabilisce che per un anziano o un lattante non può essere somministrata, senza grave pregiudizio per la salute, acqua contente più di 10ppm come raccomandato del resto dall’OMS (organizzazione mondiale della sanità)!!!
Ma anche per chi utilizza l'acqua minerale naturale imbottigliata alla fonte le cose non sono molto diverse, infatti per l’acqua minerale e quella di rubinetto esistono due normative diverse e vengono fissati dei parametri più generosi per la minerale e più restrittivi per l’acqua di rubinetto. Ad esempio la presenza dell’arsenico nelle acque potabili è attualmente tollerata fino a 10 microgrammi/litro, mentre nelle acque minerali raggiunge un valore 4 volte superiore.
Un altro problema dell’acqua minerale è che a torto essa viene definita come acqua “potabile”. In realtà essa è un “acqua terapeutica” e come tale ha indicazioni e controindicazioni, peccato però che sulle bottiglie siano indicate in genere le prime ma non le seconde. Ad esempio se un’acqua “è povera di sodio” ciò appare in bella evidenza sulla bottiglia perché ciò evita la ritenzione idrica ma se al contrario la concentrazione di questo sodio è alta, non sussiste l’obbligo di indicare che non è adatta per chi soffre di malattie cardiovascolari.
Tralasciando la dinamica del ciclo ben rappresentata dal disegno ci limiteremo a considerare che per migliaia di anni la natura senza alcun aiuto è riuscita a mantenere il suo equilibrio, ma oggi l’inquinamentodovuto alla presenza di sostanze chimiche nell’acqua rappresenta uno dei grandi problemi emergenti nelle nazioni più progredite, nelle quali negli ultimi decenni per le sempre crescenti esigenze dell’industria e dell’agricoltura hanno portato alla scoperta e produzione di oltre 500.000 nuove sostanze inquinanti.
La civiltà in cui viviamo interferisce in vari modi nel ciclo naturale e introduce nuovi elementi inquinanti e in genere si tratta di sostanze derivate da idrocarburi (plastiche, pesticidi, erbicidi, etc.) per lo più non biodegradabili e quindi accumulabili nel tempo. Molte di queste sostanze, oltre certi limiti sono classificate come tossiche per l’organismo, e la loro pericolosità può aumentare quando si combinano con le sostanze comunemente presenti nell’acqua. Laddove queste nuove sostanze sono usate, è inevitabile che esse finiscano per contaminare le acque superficiali e le falde sotterranee, attraverso gli scarichi industriali e le irrorazioni agricole (nitrati). E’ pertanto ragionevole prevedere che tracce più o meno consistenti di queste sostanze possano essere presenti nelle acque prelevate per essere destinate all’uso alimentare e/o tecnologico e che quindi possano combinarsi con il cloro, comunemente immesso negli acquedotti per l’eliminazione della contaminazione batterica, formando una serie di idrocarburi e composti organici clorurati considerati dannosi alla salute ed in grado di interferire anche con il corretto funzionamento delle apparecchiature tecnologiche alimentate.
L’ACQUA MINERALE E’ DAVVERO “PURISSIMA”?
Oltre agli evidenti problemi di inquinamento dovuti all’utilizzo di plastica, si sommano anche problemi igienici dovuti all’accatastamento (per periodi anche lunghi) di acqua in contenitori sensibili alle condizioni ambientali che diventano terreno fertile per la proliferazione batterica. Le caratteristiche dell’acqua in etichetta, quindi, non possono essere garantite e mantenute nel tempo, tanto più se si utilizzano questi contenitori.
Evitare di bere acqua gassata o acque con il residuo fisso alto, che deve essere inferiore almeno ai 150 mg/lt. Se supera questi limiti l’acqua è da ritenersi “pesante”, cioè contiene una quantità di minerali inorganici troppo alta. Questi non sono assimilabili e pertanto costituiscono un dannoso sovraccarico metabolico per l’organismo intero, specie per i reni, con formazione ad esempio di calcoli.
Le acque cosiddette “minerali”, infatti, non sono biocompatibili per il semplice fatto che i minerali in essa disciolti, poiché non metabolizzati precedentemente da sostanze vegetali, non possono essere assimilati dall’organismo umano e di conseguenza non fanno che sovraccaricare i reni nella loro funzione di filtro. I precipitati salini di un filtraggio sanguigno non ottimale a carico del rene contribuiscono ai processi di calcificazione dell’organismo. Per questa ragione non ha alcun senso assumere acqua “minerale” in ambito atletico per rimineralizzarsi e tantomeno darla ai bambini per aiutarli a crescere.
In ogni caso, se la biocompatibilità è ridotta, evidentemente, l’acqua non può essere assunta a dosi significative per ottimizzare il processo d’idratazione. Bisogna infine ricordarsi che una corretta idratazione prevede il ricambio idrico, perciò sono favorevoli le acque ipotoniche per il loro effetto diuretico. Più forte è l’ipotonicità e più la diuresi è favorita non solo a livello vescicale (riduzione di fenomeni flogistici a carico delle vie urinarie), ma anche per la relativa prevenzione della calcolosi renale grazie a una minimizzazione dei precipitati salini (effetto catalitico). Ricordiamo sempre, d’altra parte, come una corretta funzionalità renale comporti un’ottimale performance d’importanti muscoli del baricentro pelvico come il gruppo dell’Ileo-Psoas e del cingolo scapolare, come il Trapezio cervicale. In tutto il territorio nazionale che pure è assai ricco di fonti acquifere, le acque biocompatibili si riducono ad una decina di tipi, per la maggior parte non reperibili nei comuni circuiti commerciali di massa.
RESIDUO FISSO a 180°: < 50 mg (tendenzialmente leggera)
PH: da 6 a 6,8 (tendenzialmente acida)
Assenza di nitriti, fosfati, ammoniaca (tendenzialmente pura)
Ipotonica, ma più genericamente oligominerale o “minimamente mineralizzata” (denominazione ministeriale)
È importante che l’insieme dei parametri sia rispettato e in particolare i primi due: vi sono, infatti, sul mercato, acque ottime dal punto di vista della leggerezza (oligominerali o minimamente minerali) e del residuo fisso, ma troppo alcaline. Il residuo fisso rappresenta appunto il carico di minerali inorganici residui, derivati dai percorsi montani sotterranei dell’acqua ed è ciò che rimane a sua volta residuale nell’organismo, sovraccaricandone il livello di rifiuti. I minerali inorganici invece presenti nelle cosiddette acque “minerali”, caricando il sangue di elettroliti turbano la normale funzionalità renale, impedendo una completa depurazione del sangue.
Ecco perché è fondamentale che l’acqua sia molto leggera. È possibile trovarne qualcuna al di sotto dei 50 mg, fino a 25,5.
ACQUE MINERALI Clicca sul seguente link per
Riferimenti legislativi
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